Mafia, uccisi e dimenticati la memoria ritrovata in un film

Pubblicato il da Le Ali della libertà


Repubblica — 10 marzo 2008   pagina 19   sezione: CRONACA
ROMA - Sono quelli che non si ricordano mai, i dimenticati. Morti di mafia sepolti nelle pieghe della memoria, volti sconosciuti. Sono quelli degli anniversari celebrati in silenzio, le messe private, i parenti stretti. Senza fanfare e parate, pennacchi, alte uniformi. Mai una lapide da scoprire. Piccoli grandi eroi, ignare vittime. In Sicilia sono 284. Tornano con le loro voci lontane. Con le parole dei loro padri e delle loro madri, figli, figlie, fratelli, mogli. E' l' isola che non c' è più che diventa un film. «Quando andai all' obitorio dell' ospedale era steso là. Lo baciai sulle labbra che erano ancora calde», dice Grazia, figlia di Giovanni Liuzzo, ispettore di Pubblica sicurezza ucciso a Catania il 27 di luglio del 1992. Una settimana prima era saltato in aria Paolo Borsellino, via D' Amelio, l' Italia in guerra. Chi lo ricorderà mai l' ispettore di P. S. Giovanni Liuzzo? «Avevo diciotto anni, è stata la mia ultima festa di compleanno con papà», racconta ancora Grazia. Un altro luogo di quella Sicilia, un altro morto «abbandonato». Si chiamava Giuseppe La Franca, bancario in pensione. L' hanno ammazzato a colpi di pistola il 4 gennaio del 1997. Era un uomo che non voleva piegarsi ai ricatti di "Fardazza", Vito Vitale, il più sanguinario dei boss di Partinico. «Perché l' hanno fatto? Cosa aveva fatto quell' uomo?», si chiede Lina Burgio, la vedova. Chi lo ha ricordato più Giuseppe La Franca, il pensionato di Partinico? Tragedie. Racconti asciutti. Dolori dignitosi, mai patetici. Testimonianze senza lacrime e senza grida. E' una docu-fiction, un viaggio lungo 90 minuti. Il titolo è Talk! La memoria ritrovata. Il regista è Ruggero Gabbai, l' Indiana Production dei fratelli Silvio e Gabriele Muccino è la casa di produzione di questo film che sarà pronto all' inizio dell' estate. E' la memoria ritrovata nella Sicilia che lega tante vicende di donne, bambini, sindacalisti, di uomini con la divisa addosso e di contadini, impiegati, imprenditori tutti uccisi per mano mafiosa. Ogni morte ha qualcosa di «straordinario» in mezzo a quella normalità siciliana del pizzo, della sopraffazione, dello strapotere mafioso. E' come un diario, cronaca di anni cupi e cronaca di speranza. La trama narrativa del film è «liberamente tratta» dal libro di Luigi Garlando Per questo mi chiamo Giovanni - edito da Fabbri Rcs - la storia di un padre che spiega al figlio cos' è la mafia e chi era Giovanni Falcone. Le testimonianze sono quelle della Memoria Ritrovata, raccolta dei ricordi dei familiari delle vittime. Sono loro i protagonisti del film, gli attori. Come è nata questa docu-fiction lo racconta Massimo Russo, siciliano, presidente della Fondazione "Progetto Legalità in memoria di Paolo Borsellino e di tutte le altre vittime della mafia". Massimo Russo è al ministero di Grazia e Giustizia, per tanti anni è stato però pm alla Procura della Repubblica di Palermo: «Con quelli dell' Indiana Production ci siano incontrati per caso, dei pubblicitari volevano un contatto con i familiari di Borsellino per utilizzare alcune immagini del procuratore, hanno visto cosa avevamo fatto negli ultimi anni, e così è nata l' idea del film sui morti dimenticati». Il film viene per ultimo. Dopo un bellissimo libro di sei anni fa, 23 luglio 2002, il decimo anniversario della morte di Paolo Borsellino. Silenzio e voci, il titolo. «Volevamo colpire l' intelligenza del cuore», ricorda Russo che nel 2002, allora era presidente dell' Associazione magistrati del distretto di Palermo, ha curato l' uscita del libro. Quasi 2 mila copie vendute in tre giorni. L' hanno ristampato, una nuova e più elegante edizione. Altre 20 mila copie. E' ancora Massimo Russo che parla: «Ci siamo chiesti: che fare di questo denaro ricavato con le vendite: borse di studio? beneficienza? No, siamo andati avanti con le nostra idee». Nelle scuole elementari hanno raccolto i disegni dei bambini. Su come «vedevano» la mafia. Nelle medie inferiori e superiori hanno raccolto pensieri e temi. Parole e disegni alla fine dell' anno si sono trasformati in un calendario colorato. Al posto dei santi, una vittima di mafia. Un morto al giorno, i caduti dal 1900 al 2004: dal tenente della polizia di New York Joe Petrosino all' ultimo «sparato» di Palermo. Seicento le scuole italiane che hanno fatto quel calendario, tremilacinquecento le classi. «Tutto questo materiale e le testimonianze dei familiari sono alla fine diventate la Memoria Ritrovata». Il libro, edizioni Palumbo, è stato stampato nel 2005. E' lì dentro il film che l' Indiana Production vorrebbe presentare a qualche Festival (sette minuti di anticipazione vengono trasmessi su Repubblica tv) per «dare un senso al passato». Scorrono le immagini. E le parole. Pippo Di Vita, genero del maresciallo dei carabinieri Vito Ievolella, fatto uccidere da Masino Spadaro, il "re" della Kalsa. Dario Montana, fratello di Giuseppe, commissario di polizia, capo della sezione "catturandi" della Mobile di Palermo assassinato dai Corleonesi. Vincenzo Agostino, il padre di Antonino, anche lui poliziotto. Anche lui ucciso. -

ATTILIO BOLZONI
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